Sono una golosa leccornia conosciuta in tutta Italia. Originari dell’Abruzzo, costituiscono un piatto tipico della tradizione del posto, gustoso souvenir da portare a casa dopo una gita fuori porta.
Stiamo parlando degli arrosticini abruzzesi, un prodotto legato alla tradizione pastorale dell’Abruzzo, che porta con sé tutto il fascino della transumanza.
Originariamente erano chiamati “rustolle” o “rustelle” (arrosti piccoli), formati da pezzetti di carne di forma cubica di circa 1 cm circa per lato, che vengono infilati su uno spiedino di legno lungo massimo 20 cm.
La storia degli arrosticini abruzzesi
La nascita degli arrosticini abruzzesi pare sia da ricondurre al 1930, quando un paio di pastori del Voltigno pensarono di tagliare la carne di una pecora anziana a pezzetti e infilarla in piccole bacchette di legno, per poi cuocerla sui carboni in una brace ricavata dai pezzi di una grondaia. Ancora oggi la griglia tipicamente usata per cuocere gli arrosticini viene chiamata “canala”, per la sua forma simile al canale di una grondaia.
La zona di origine degli arrosticini
Molti si chiedono dove sia nato l’arrosticino, in quale zona precisa siano stati introdotti prima.
Come accade per ogni storia che si perde nei tempi, le versioni sono contrastanti, ma la cosa più singolare è che ancora oggi esiste una disputa sulla paternità geografica di questo prodotto tra le città di Pescara e Teramo.
Secondo lo storico Francesco Avolio, il territorio d’origine sarebbe quello a cavallo fra gli attuali comuni della zona del Voltigno, ovvero Farìndola, Villa Celiera, Civitella Casanova, Civitaquana, Catignano, e ancora Pianella. Si tratta di Comuni che attualmente fanno parte della provincia di Pescara, ma che per lungo tempo appartenevano alla provincia di Teramo.
Secondo altre versioni, gli arrosticini sarebbero nati nella valle del Vomano, sul versante teramano del Gran Sasso, fra i comuni di Tossicia, Montorio e Isola del Gran Sasso, per poi approdare anche nelle zone del chietino e dell’aquilano, prima di diventare un fenomeno commerciale diffuso in tutta la Regione.
Arrosticini di carne ovina e non solo
Se la prima carne utilizzata per gli arrosticini è quella di pecora o castrato, è anche vero che nel tempo questo prodotto si è evoluto, tant’è che oggi esistono arrosticini non solo di carne ovina, ma anche di tacchino, pollo o maiale.
Negli ultimi anni si stanno diffondendo gli arrosticini di “fecte” ovvero di fegato, fatto in piccoli pezzi intervallati da una foglia di alloro o da una fettina di cipolla. Altre varianti particolari vedono preparare arrosticini piccanti oppure conditi con aromi particolari come olio di tartufo.
Come preparare gli arrosticini abruzzesi
Il miglior modo per cucinare gli arrosticini abruzzesi è senza dubbio la brace viva. Basta adagiarli delicatamente sulla griglia e lasciarli arrostire per qualche minuto, per poter poi godere del loro sapore caratteristico, annunciato già da un profumo che fa venire a tutti l’acquolina in bocca.
La cottura tradizionale dell’arrosticino avviene sulla tipiche “furnacelle“, i tradizionali bracieri abruzzesi a forma di canaletta dove gli arrosticini vengono girati e cotti sulla brace.
Al termine della cottura, poi, vengono salati e serviti a tavola dentro i famosi porta arrosticini in terracotta.
Se non si ha la possibilità di cuocerli sulla brace, si può optare per il forno di casa, magari aggiungendo nella teglia un po’ di olio marinato (piccante, pepato, speziato e così via), del pepe e del rosmarino, per renderli più sfiziosi.
L’unico obbligo è di non usare le posate per mangiarli: basta staccare i pezzetti di carne direttamente dal bastoncino, proprio come vuole la tradizione.
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